Un progetto di
Smile and Joy
Il 3 gennaio del 2017, Latina
Joele di 3 anni è in casa a giocare.
Dopo poco vede arrivare un elicottero nel suo giardino, lui è esterrefatto e contento.
Anche perché papà Emanuele sale proprio su quell’Elicottero.
Ciò che Joele non sa è che suo padre ha appena subito un grave incidente sul lavoro, nella sua Officina.
Un ponte si è rotto e l’auto gli è caduta sulla schiena schiacciandolo.
Emanuele subisce diversi interventi e rimane in prognosi riservata per 20 giorni.
Risponde bene alle cure e presto è pronto per tornare alla sua vita, a Imola.
Sì perché Emanuele non muove le gambe e deve iniziare la riabilitazione.
Almeno 6 mesi.
Sabrina (sua moglie) e Joele, lasciano la loro casa, i loro affetti e il lavoro.
Si trasferiscono a Imola.
La riabilitazione è dura.
Fisicamente e psicologicamente.
Ma quando a Emanuele chiedono 10, lui dà 20.
E gran merito è di Joele, che con il suo sorriso e con la sua voglia di vedere il suo papà felice gli trasmette grande forza.
Joele trascorre gran parte delle sue giornate nella struttura che ospita il papà Manuele regalando sorrisi a tutti gli ospiti.
Oggi Emanuele si sta abituando a questa nuova realtà.
Non si dà per vinto e le possibilità che possa rialzarsi, ci sono.
Ma a causa delle lungaggini burocratiche e delle spese sostenute a Imola e per “aggiustare” la casa, il loro conto in banca è a Zero.
Sono persone di cuore, tanto semplici quanto vere e umane.
Joele è un bambino con gli occhi grandi e che ha gran voglia di vivere la sua vita con il suo papà e la sua mamma.
Di vederli sereni di adattarsi a questa nuova realtà.
Ma oggi Manu e Sabry non lo sono.
Hanno bisogno di aiuto.
Lo stesso aiuto che hanno dato sempre a tutti.
Ora tocca a noi darlo.
E a loro riceverlo.
La raccolta fondi è nata dall'idea che i bambini abbiano il diritto di correre, protestare, giocare, esplore, fare amicizia e tanto altro.
Purtroppo ogni tanto accade, come a Joele, che alcuni di loro debbano trascorrere un periodo più o meno lungo in Ospedale sradicati dal loro contesto e dalle loro routine.
Noi dell’Associazione Nonna Lucia, crediamo che un bambino debba continuare a giocare perché ha desideri, curiosità, energia positiva ancora forti una volta entrato in contatto con la realtà dell’Ospedale e con la malattia, che debba essere riconosciuta e valorizzata la sua capacità espressiva rispetto a quello che sta vivendo.
È nostra convinzione che un bambino e la sua famiglia debbano avere al proprio fianco qualcuno che li aiuti a gestire con più agio alcuni momenti particolari che caratterizzano la vita in Ospedale e a casa.
L'ospedale rappresenta, per il bambino, il distacco dai propri punti di riferimento, dalle abitudini, oltre che il contatto – forse per la prima volta – con la malattia, con il dolore proprio e con quello degli altri.
Gli spazi dedicati alle cure degli adulti nelle strutture ospedaliere non sono accoglienti o colorati e non rispondono alle loro esigenze di gioco e di espressione, limitano fortemente lo spazio alla fantasia.
Abbiamo attivato questa raccolta fondi perché vorremmo aiutare Joele e i suoi genitori a ricreare un ambiente a misura di bambino che valorizza la sua dimensione sana, in un luogo che invece sottolinea quella malata, attivando anche il supporto di uno specialista che permetta a questa famiglia di conservare una propria “Stabilità” adattandosi a continue trasformazioni.
Il modo in cui una famiglia reagisce a circostanze difficili risulta dall’interazione fra diversi fattori: le dinamiche familiari, la capacità di effettuare una valutazione corretta del problema , le strategie disponibili per affrontarlo e le risorse materiali e i supporti sociali forniti dall’esterno.
Vorremo aiutare Joele e la sua famiglia a ridurre lo stress che la riorganizzazione radicale dell'andamento familiare comporta, che si verifica anche attraverso lo stravolgimento delle attività di routine dei membri della famiglia e degli spazi della casa.