Questo finale di 2021 ci ha riportato alla realtà: il Covid non ce lo siamo lasciati alle spalle come avremmo sperato. Ci convivremo per un po’, così come le organizzazioni non profit si porteranno dietro anche nel nuovo anno conquiste e sfide intraviste nel 2020 e 2021. Noi di Rete del Dono abbiamo chiesto a 3 dei fundraisers più esperti d’Italia in che direzione si muoverà il fundraising nel 2022.
Fundraising 2022: il Terzo Settore sta cambiando
Se da un lato l’emergenza Covid ha accelerato alcuni processi – vedi il passaggio al digitale – dall’altro ha rimandato alcune scelte che le organizzazioni non profit saranno costrette a fare nel 2022: “Il cambiamento nel Terzo Settore è già in atto, a partire dalla Riforma – avverte Nicola Bedogni, Presidente di Assif – L’introduzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS) rischia di spazzare via chi non si adeguerà; il Decreto sulle attività diverse ridefinisce le modalità di raccolta, siano esse dietro progettazione e bandi o fundraising. In pochi però hanno avuto il tempo di prepararsi adeguatamente, attraverso un’analisi interna e profonda che ora sarà decisiva”.
Personal Fundraising e capacity building
Ad adattarsi meglio a questi scossoni potrebbero essere più attrezzati gli enti medio-piccoli, “a patto che investano in capacity building, su cui ad ogni modo sono già orientate le stesse Fondazioni che sempre più, accanto ai fondi, erogano anche formazione”. Proseguirà poi il boom del personal fundraising: “La pandemia è stata un’emergenza diversa da ogni altra: tutto il mondo contemporaneamente è stato chiamato in causa, non è stato un avvenimento lontano dalla vita delle persone. Ecco perché ci si è messi in gioco in prima persona con centinaia di campagne di crowdfunding lanciate da privati cittadini. E per la sua lunga durata, tale trend non sarà volatile ma si cristallizzerà”.
2022: l’anno test per le organizzazioni culturali che vogliono fare fundraising
La cultura è il campo che nel 2022 sarà maggiormente messo alla prova, stanti le perduranti restrizioni imposte dalla pandemia. “Se Art Bonus venisse allargato e il 2×1000 riconfermato, le organizzazioni culturali avrebbero davvero la strada spianata per evolvere”. Di questo avviso anche Marianna Martinoni di Terzofilo, che però avverte: “Sono ancora poche le organizzazioni culturali che investono su personale qualificato e professionalmente preparato nel fundraising e, per via delle limitazioni burocratiche, è ancora lunga la strada per un coinvolgimento dei donatori privati simile a quello che avviene nel mondo culturale anglosassone. Il rafforzamento di alcuni strumenti – come Art bonus e 2 per mille – darebbe forse alle organizzazioni culturali più coraggio. Auspichiamo poi che il beneficio fiscale di Art Bonus sia concentrato nell’anno successivo e non spalmato su 3 anni successivi alla donazione come è ora”.
Fundraising culturale 2022: meno sponsorizzazioni e più welfare culturale
Nel 2022 le organizzazioni che hanno saputo mantenere, a teatri e musei chiusi, un canale di comunicazione e relazione costante con i propri pubblici godranno dell’effetto positivo del lavoro fatto sul digitale. “Pensiamo che l’Art Bonus nel 2020 e nel 2021 ha addirittura aumentato la raccolta, soprattutto da privati e aziende”. Proprio nel mondo corporate poi calerà il peso delle sponsorship, che ha mostrato tutti i suoi limiti quando sono saltate le stagioni artistiche: “L’attenzione nel 2022 sarà alla costruzione di relazioni e di sostegno che vanno oltre il meccanismo della visibilità: si tratta di un lavoro con le aziende più strutturato, per mostrare loro come le organizzazioni culturali siano davvero una risorsa a 360 gradi per il proprio territorio; il loro impatto va ben oltre il logo nel classico cartellone. Per quanto riguarda gli enti filantropici bancari o d’impresa si punta sempre più a sostenere progetti costruiti con e in risposta ai bisogni delle comunità”.
Digital fundraising 2022: verso il consolidamento
Che nel 2020 e 2021 il digital fundraising sia cresciuto è un dato di fatto, costretto da lockdown e restrizioni. Ora la sfida è che questo boom si consolidi e diventi davvero un asset strategico all’interno delle organizzazioni: “Il digitale non è ancora strutturale ai piani di fundraising – osserva Mattia Dell’Era, Chief Digital Officer a Dynamo Camp – ma più tardi si comincia peggio è, perché non dà esiti immediati: l’online ha bisogno di investimenti e tempi elevati e la costruzione di nuovi asset è costante”.
Digital fundraising 2022: un approccio multicanale
Nel 2021 abbiamo assistito alla nascita ad esempio delle prime campagne basate sullo streaming online di videogiochi come Fortnite: “In generale l’approccio multicanale sarà una tendenza del 2022, per raggiungere il donatore in modi e luoghi diversi. Così come un utilizzo dei social network sempre più per il fundraising diretto, oltre che per la semplice awareness: un report di GFK evidenzia che l’82% degli utenti scopre prodotti o Brand attraverso Facebook, l’83% su Instagram”.
Digital fundraising 2022: costo conversione o relazioni?
Ricordiamoci però che il digital è solo un mezzo, non risolve tutti i problemi: L’innovazione va nella direzione giusta solo se non sfilaccia le relazioni con i donatori, ma se viceversa le intercetta e alimenta. Anche in un anno dove l’analisi delle KPIs sarà sempre più importante e il costo di conversione più rilevante, al centro dovrà sempre esserci il rapporto e la soddisfazione del donatore
Le persone donano alle persone, e non perché lo strumento che utilizzano è il più avanzato possibile. Anche nel 2022.