Fare del bene fa bene agli altri e a noi stessi. È dimostrato che le buone azioni generano benessere psicofisico perché aprono nuovi orizzonti. Permettono di entrare in relazione con persone lontane da noi e danno un significato importante alla propria esistenza
Fare del bene agli altri fa bene anche a noi stessi. Lo dimostrano numerose ricerche, ma parlano chiaro anche le testimonianze e gli sguardi di chi fa beneficenza o s’impegna in un’attività di volontariato. Fare del bene amplia la nostra prospettiva e i nostri orizzonti. Ci fa sentire parte di una comunità, incentiva una predisposizione d’animo positiva e dà significato alla vita. I benefici sono percepibili e visibili nella vita quotidiana delle persone che donano una parte del loro tempo o delle loro risorse agli altri, e di chi sta loro attorno: familiari, amici, colleghi. Il bello dell’altruismo, è la sua contagiosità.
Perché donare e fare volontariato fa bene
Ci sono degli elementi immediati e concreti che spiegano perché dedicare del tempo o delle risorse agli altri esseri umani fa bene a chi lo fa. Innanzitutto, facendo volontariato s’incontrano altre persone guidate da valori simili ai propri. La rete di conoscenze si amplia e si condividono insieme esperienze importanti e significative. Questo può essere molto importante per il benessere di tutti, da giovani così come da adulti, quando fare nuove amicizie è meno facile per mancanza di tempo e di occasioni. Inoltre, le attività di volontariato hanno un ottimo riscontro sulla vita professionale, perché permettono di acquisire competenze e di sviluppare attitudini da sfruttare anche sul lavoro.
Quando decidiamo di dedicare del tempo e delle risorse a progetti o persone lontani, ad esempio sostenendo con una donazione un programma di volontariato internazionale, allarghiamo immediatamente i nostri orizzonti. Ci sentiamo parte attiva del Pianeta che abitiamo, e ogni cosa sembra acquistare un senso nuovo. Anche se non tutti hanno la possibilità di vedere di persona l’esito che il proprio contributo potrà generare, grazie al web oggi possiamo imparare moltissimo anche restando a casa. Conoscere culture diverse e incontrare virtualmente persone che arricchiranno la nostra esistenza.
Fare del bene agli altri fa bene al cuore, alla mente e al corpo
Oltre a questi benefici più tangibili e concreti, fare del bene porta dei vantaggi anche a livello psicologico. Una buona azione provoca una immediata sensazione di benessere fisico e mentale in chi la compie. Ma non solo. Consente di acquisire maggiore fiducia in sé stessi e negli altri. Migliora l’autostima e incoraggia a modificare in positivo il punto di vista con cui osserviamo noi stessi e il mondo. Aiutando gli altri, dunque, aiutiamo anche noi stessi. Spesso nella frenetica vita quotidiana perdiamo di vista il significato di quello che facciamo. Ciò genera frustrazione, perché l’essere umano ha bisogno di dare senso alle sue azioni. Fare del bene restituisce immediatamente quel senso perduto.
Ma non finisce qui. In base ad alcune ricerche scientifiche, fare del bene aiuta a migliorare anche la salute, a combattere l’ansia e la depressione e ad allontanare lo stress. Questo perché la beneficenza rappresenta uno scopo importante per la propria esistenza. Addirittura, fare del bene può ridurre i livelli della pressione: un po’ come fare sport, ma con un impatto importante anche per gli altri. Alcuni studiosi hanno verificato inoltre un legame tra i comportamenti altruistici e la produzione di dopamina, una sostanza che provoca benessere ma serve anche a ridurre l’insorgenza di alcuni disturbi.
Le buone azioni che fanno bene
Non solo le donazioni e le attività di volontariato programmate fanno bene a chi le fa. Anche le piccole buone azioni quotidiane hanno un impatto positivo sulla nostra vita. Specialmente se sono casuali e inaspettate, perché generano un effetto sorpresa. Danno fiducia nell’umanità e permettono di stabilire relazioni nuove, entrando in contatto con altri esseri umani. Parliamo di piccoli gesti, come aiutare una vicina anziana a fare la spesa o portare del cibo preparato da noi a chi può averne bisogno. L’importante, è che questi gesti siano spontanei e sinceri.
Lanciare distrattamente una moneta a una persona che fa la carità difficilmente genera un effetto benefico. Anzi, è più facile che faccia sentire in colpa o desti un senso di inadeguatezza e di impotenza. Basta poco, però, a fare la differenza: guardare la persona negli occhi e scambiare qualche parola, magari chiedendo se può avere bisogno di qualcosa in particolare, un paio di scarpe, una coperta, un libro. La differenza risiede nel fatto che in questo modo si stabilisce una relazione. È questo l’elemento.