Fare comunità, ma anche entrare nella comunità, costruire una relazione con gli enti privati e pubblici del territorio e aiutarli a innovare il linguaggio per trasmettere e raccontare ciò che di bello c’è nella zona.
Il ruolo degli enti culturali sta mutando. Si fa strada una nuova narrazione, una nuova catena del valore della cultura, come ha giustamente puntualizzato Flaviano Zandonai. La motivazione è duplice: il mondo sta cambiando velocemente spinto dalla tecnologia e dai nuovi mezzi di comunicazione, ma anche l’approccio che comuni, regioni e governo hanno verso la cultura sta mutando.
La cultura cambia, il crowdfunding serve a entrare nel territorio
Il compito di chi la cultura la fa è quello di diventare un collante locale. Per farlo, devono avere il polso della situazione, così come saper coinvolgere gli attori in campo. Ma se non si è ben inseriti nel proprio territorio, questo non è possibile.
Come si fa a scoprire se si è davvero in contatto con i bisogni e le necessità del territorio? “Col crowdfunding”. Va dritta al punto Marianna Martinoni, Consulente di fundraising, fundraiser e formatrice, una delle relatrici del convegno “Innovazione culturale e crowdfunding: dalla progettazione al coinvolgimento della comunità” organizzato ieri, 24 marzo 2022, da Rete del Dono e Iren, per festeggiare i vincitori della V edizione del Premio Crowdfunding per la Cultura. Un momento di riflessione, ma anche di aggiornamento, che ha visto la partecipazione di Cultural Welfare Center, Fondazione Fitzcarraldo, Fondazione EY Italia, The FundRaising School
Come ha ricordato Martinoni, “il tasso di interazione tra enti e territorio è cresciuto nel tempo e sempre più persone ne stanno capendo l’importanza. Si nota dalle dediche lasciate dai donatori, con cui si potrebbe fare un libro”. Una campagna di crowdfunding è per altro una “cartina di tornasole della nostra realtà, delle capacità di intercettare i bisogni delle persone vicine a noi ma anche il check up del nostro livello di digitalizzazione e di capacità di coinvolgimento e di comunicare, un’esperienza ottima per qualsiasi organizzazione”.
Nuovi linguaggi e nuove competenze, per non rimanere esclusi
Non c’è solo il legame con la gente, ma anche con le istituzioni e le aziende della zona in cui si opera: “Si parla tanto di cultura come impresa, ma la verità è che molte realtà non sono ancora preparate per esserlo e il terzo settore spesso non sa parlare il linguaggio delle istituzioni”, spiega Massimiliano Zane, Consulente MIC e progettista culturale, “il nuovo codice degli appalti, per esempio, dà grande spazio per la coprogettazione, anche su beni dello Stato. Per questo è necessario un percorso di autoconsapevolezza del pubblico, ma anche di chi fa cultura. Se non ci si aggiorna, si rimane fuori”.
“L’unico modo per creare questo legame è il linguaggio – approfondisce Alessandro Rubini, Head of education and cultural innovation Department at MEET – noi abbiamo un tesoro, lo diciamo sempre. Ma il tesoro si può nascondere o mettere in mostra. Spesso non sappiamo raccontarlo, e quindi lo nascondiamo”. Ciò però non permette di trasmettere l’amore per questi tesori ai giovani, agli altri, alla gente, alla comunità: “Per questo gli enti culturali devono innovarsi, prendere nuove competenze, accettare la sfida della contemporaneità e studiare nuovi linguaggi”.
Iren, la scelta di sostenere il territorio mettendolo in rete
Proprio il legame col territorio, tanto rimarcato dagli esperti, è il motivo per cui Iren ha deciso di sostenere il Premio Cultura di quest’anno. “Siamo la utility più grande del nord-ovest italiano, ma siamo soprattutto molto attenti alle zone in cui lavoriamo e ci interessa creare sinergie con realtà che condividono i nostri valori – ha spiegato Francesco Castellone, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Iren – per questo abbiamo subito apprezzato l’idea di non fermarci a una mera donazione, ma sostenere progetti che portino avanti i valori di cui sopra. Siamo anche convinti che queste occasioni possano essere utili per avvicinare le realtà culturali al mondo delle aziende, una conoscenza reciproca che farà crescere entrambi”.
La cultura come veicolo di welfare sociale e inclusione
La cultura è un veicolo forte di welfare sociale e di inclusione, ha ricordato Valeria Vitali, co-founder di Rete del Dono, “e questo premio vuole da una parte aiutare a rafforzare le relazioni sociali di zona e dall’altra avvicinare molte realtà piccole e grandi al fundraising”. Certo mettere in piedi campagne di raccolta fondi è faticoso, “ma dà una soddisfazione incredibile quando si vedono arrivare i risultati perché è la dimostrazione tangibile che la tua community crede nel progetto che hai proposto, vuole sostenerlo e farlo vivere”.
“I 5 progetti premiati sono la perfetta combinazione di competenze professionali, strategia e passione” ha evidenziato Anna Archetti, Project Manager di Rete del Dono, prima di dare avvio alla Premiazione.
Teatro Civico Schio, quando i beneficiari diventano donatori
Proprio parlando di relazioni sociali e di ritorni, non è un caso che il “Premio Speciale Welfare Culturale” sia andato al Teatro Civico di Schio, che ha portato sul palco ragazzi con difficoltà, le loro famiglie, le persone comuni, che poi sono diventate personal fundraiser e donatori stessi. Premiandoli, Flaviano Zandonai ha proprio ricordato che il ritorno del valore è stato forte e chiaro. Stefania Del Cucco ha letto anche un messaggio di una sostenitrice: “sono parte di voi e cammino “alta e fiera” per le strade della mia città con la musica nella testa e passi di danza nei piedi”.
Polimnia, partire dai giovanissimi per coinvolgere il pubblico in un’opera lirica
Il “Premio Speciale Innovazione Culturale” è andato invece all’Associazione Polimnia, realtà di Torino, premiata da Silvia Vezzoli di Fondazione Fitzcarraldo. A colpire è stata la caratteristica di Polimnia, un ensamble vocale giovanissime che ha coinvolto attivamente il pubblico nella realizzazione di un’opera di Puccini, avvicinandolo al linguaggio operistico. Il maestro Claudio Fenoglio ha raccontato la sua realtà “giovanissima, appena nata, che fa leva sui giovanissimi, con un coro che richiede collaborazione per un’esperienza di vita e di condivisione”.
Festival Musica sulle Apuane, 250 donazioni e tanto sostegno
È stato poi il momento del vero e proprio premio.
I primi classificati arrivano dalla zona delle montagne: il festival Musica sulle Apuane. “È stata una lotta fino all’ultimo per arrivare primi, ma ce l’abbiamo fatto” racconta Orietta Verdiani “siamo riusciti a coinvolgere anche i CAI con cui non avevamo relazioni, molti artisti hanno registrato video invitando ad aderire, ma soprattutto i messaggi che le persone ci hanno mandato ci hanno colpito. Abbiamo raccolto oltre 250 donazioni”.
Fondazione Mus-e, superare l’età elevata unendo online e offline
Sul secondo gradino del podio sono saliti i giovani di Fondazione Mus-e Italia, premiati da Riccardo Paternò presidente di Fondazione EY Italia, la quale aiuterà anche la realtà con un corso di formazione. Il premio è stato ritirato da Arianna Castronovo: “per noi è stata una sfida, i nostri eventi culturali sono partecipati da persone con età alta, ma abbiamo fatto un mix di online e offline”
Aremu, coinvolgere una piccola comunità per salvare il suo organo Terzo classificato, il restauro dell’organo di Martano dell’Associazione Aremu. The Fundraising School – AICCON mette a disposizione un corso di formazione: “Vediamo un forte fermento nel mondo culturale” ha raccontato Giorgia Perra “e Aremu ha realizzato un risultato eccellente perché ha coinvolto tutta la comunità, utilizzando anche varie modalità di raccolta fondi”. La comunità non stava che aspettando di attivarsi, come ha ricordato Luca Rizzello: “Martano è piccola, ma le attività musicali che siamo riusciti a organizzare ci hanno dato una spinta”.
L’appuntamento è quindi per l’anno prossimo, con la nuova edizione del premio crowdfunding per la cultura!