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L’agricoltura sostenibile prevede l’utilizzo di pratiche in grado di preservare l’ambiente, i bisogni della società e dello sviluppo economico. Ecco in che cosa consiste e come si concretizza

 

L’agricoltura sostenibile gioca un ruolo importante nell’ottica generale di uno sviluppo sostenibile, ovvero in grado di soddisfare le esigenze odierne garantendo al contempo la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future. Attualmente l’impatto ambientale delle aziende agricole è spesso insostenibile, perché limita la fertilità del suolo e mette a rischio la biodiversità, incidendo sul riscaldamento globale e sui cambiamenti climatici a causa dell’utilizzo di fertilizzanti e della deforestazione. Al contempo, per valutare la sostenibilità in agricoltura occorre anche tenere conto delle condizioni in cui le persone lavorano e della ricaduta che l’attività agricola ha sulle società e sui territori. Vediamo dunque di capire meglio che cos’è la sostenibilità agricola e come può funzionare una azienda agricola sostenibile.

 

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Agricoltura sostenibile: significato

Che cosa si intende per agricoltura sostenibile? Obiettivo dell’agricoltura sostenibile è creare sistemi agricoli che siano ecologicamente sani, economicamente vitali e socialmente giusti. L’Agricultural Sustainability Institute, declinando in questo ambito la definizione di sviluppo sostenibile, spiega che l’agricoltura sostenibile è quell’attività agricola in grado di soddisfare il fabbisogno presente di cibo e tessuti senza penalizzare le generazioni future. Poiché la sostenibilità riguarda tre ambiti – l’ambiente, la società e l’economia – a loro volta le attività agricole sostenibili possono essere definite tali se rispondono a determinati requisiti in questi tre settori.

  • Sostenibilità ambientale: utilizzo di pratiche che riducano l’uso di risorse non rinnovabili e che promuovano la conservazione di suolo, acqua e biodiversità, favorendo la diversità biologica delle colture e degli animali e minimizzando l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.
  • Sostenibilità sociale: garantire che i lavoratori agricoli abbiano condizioni di lavoro sicure e giuste, rafforzando le comunità rurali attraverso il supporto a pratiche agricole che migliorino la qualità della vita nelle aree rurali.
  • Sostenibilità economica: assicurare che le pratiche agricole siano economicamente redditizie nel lungo periodo, supportando i piccoli agricoltori e promuovendo un accesso equo ai mercati per garantire che possano trarre benefici economici dalle loro attività.

 

Quali sono i cinque principi dell’agricoltura sostenibile?

La FAO ha stilato i cinque principi guida dell’agricoltura sostenibile.

  1. Aumento della produttività attraverso un migliore utilizzo delle risorse naturale e l’adozione di tecniche innovative.
  2. Tutela delle risorse naturali tramite l’implementazione di pratiche agricole in grado di conservare e ripristinare la qualità del suolo, mantenere l’acqua pulita, proteggere gli ecosistemi naturali e la fauna selvatica, ridurre l’inquinamento e le emissioni di gas serra.
  3. Sviluppo economico inclusivo e miglioramento delle condizioni di vita degli agricoltori e delle comunità rurali.
  4. Aumento della resilienza di persone, comunità ed ecosistemi attraverso la diversificazione delle colture e l’adozione di pratiche innovative, affinché i sistemi agricoli possano fronteggiare le conseguenze della crisi climatica.
  5. Adattare la governance alle nuove sfide tramite la partecipazione attiva di tutte le parti interessate, inclusi agricoltori, comunità locali, governi e organizzazioni internazionali.

 

Come rendere l’agricoltura più sostenibile?

L’agricoltura può essere resa più sostenibile attraverso l’adozione di alcune pratiche come:

  • rotazione delle colture per migliorare la fertilità del suolo e ridurre la pressione dei parassiti;
  • piantare colture che non vengono raccolte ma che aiutano a migliorare la struttura del suolo, prevenire l’erosione e aumentare la fertilità;
  • utilizzare materiali organici decomponibili per arricchire il suolo di nutrienti naturali;
  • integrare alberi e arbusti nelle pratiche agricole per migliorare la biodiversità e la salute del suolo;
  • combinare metodi biologici, culturali, fisici e chimici per controllare i parassiti in modo ecologico.

Come si può notare, queste pratiche rimandano in buona parte ad un sistema agricolo del passato: un tempo, infatti, i contadini erano naturalmente spinti a tutelare il suolo e la biodiversità, anche perché era questo l’unico modo per ottenere buoni raccolti anno dopo anno. Poi, l’avvento dell’agricoltura intensiva ha stravolto questo delicato equilibrio tra uomo e natura. Oggi, però, non possiamo immaginare un ritorno al passato, perché ormai le condizioni sono radicalmente mutate: occorre quindi integrare le buone pratiche di un tempo con le tecniche più innovative che le nuove tecnologie offrono.

 

Agricoltura 4.0

L’agricoltura 4.0 rappresenta l’evoluzione dell’agricoltura attraverso l’adozione di tecnologie digitali avanzate e connesse. Questo termine si ispira al concetto di Industria 4.0, che indica la quarta rivoluzione industriale caratterizzata dall’automazione e dalla digitalizzazione dei processi produttivi. L’agricoltura 4.0 integra diverse tecnologie innovative per migliorare l’efficienza, la produttività e la sostenibilità delle attività agricole. I progetti più importanti nell’ambito dell’agricoltura sostenibile integrano le seguenti tecnologie:

  • dispositivi che monitorano in tempo reale parametri come umidità del suolo, condizioni meteorologiche, salute delle piante, livello dei nutrienti;
  • algoritmi di machine learning e intelligenza artificiale per analizzare i dati e fornire indicazioni per ottimizzare le pratiche agricole, come il momento migliore per piantare, irrigare, fertilizzare e raccogliere;
  • GPS e GIS (Sistemi Informativi Geografici) per mappare e gestire le attività sul campo con alta precisione (agricoltura di precisione);
  • trattori, mietitrebbie e altre macchine agricole automatizzate che possono operare autonomamente o essere controllate a distanza;
  • droni e satelliti per monitorare lo stato delle colture, identificare stress o malattie delle piante e valutare la produttività dei campi;
  • tecnologia blockchain per tracciare e registrare ogni fase della produzione agricola, dalla semina alla distribuzione, garantendo trasparenza e sicurezza alimentare.

L’implementazione di queste tecnologie rappresenta un importante valore aggiunto nei sistemi agricoli nell’ottica di una agricoltura solidale e sostenibile perché permette di rispondere in modo concreto e veloce ai cinque obiettivi indicati dalla FAO.

 

Agricoltura biologica e agricoltura biodinamica

Già da molto tempo si sente parlar di agricoltura biologica e, un po’ meno di frequente, di agricoltura biodinamica. Queste tipologie di agricoltura si avvicinano ad un modello di agricoltura sostenibile e ne facilitano l’attuazione. L’agricoltura biologica utilizza tecniche sostenibili e naturali per coltivare piante e allevare animali, evitando l’uso di prodotti chimici sintetici e utilizzando al loro posto pesticidi naturali e fertilizzanti organici, come compost, letame e preparati vegetali.

 

L’agricoltura biodinamica si basa sui principi dell’agricoltura biologica, ma incorpora anche pratiche spirituali e, per alcuni aspetti, esoteriche. Sviluppato da Rudolf Steiner negli anni ’20, questo approccio prevede la pianificazione delle attività agricole in base ai cicli lunari e ai movimenti planetari e l’uso di preparati specifici a base di sostanze naturali per migliorare la fertilità del suolo. La biodinamica vede l’azienda agricola come un organismo vivente che integra le piante, gli animali e l’ambiente circostante in un sistema armonioso e autosufficiente.

 

Entrambi i metodi mirano a promuovere la salute del suolo, la biodiversità, il benessere degli animali e la sostenibilità ambientale, ma lo fanno attraverso approcci e pratiche leggermente diversi.

 

Un altro approccio che vale la pena citare è la permacultura, un insieme di pratiche agricole che mirano a mantenere la fertilità del terreno in modo naturale, tenendo però conto anche di alcuni aspetti tipicamente antropici quali l’urbanizzazione, l’architettura, i bisogni della popolazione. Anche qui andiamo indietro di qualche decennio: la pratica della permacultura è stata sviluppata negli anni ‘70 dagli australiani Bill Mollison e David Holmgren, ma alcuni dei suoi principi possono essere validi ancora oggi soprattutto sul piano della resilienza dei sistemi agricoli.

 

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Aldo Lubrani

Laureato con lode in Relazioni Internazionali presso Università degli studi Roma Tre, Master in Europrogettazione presso Europa Business School di Bologna. Google Digital Training Certificate. Lavoro da anni nel settore Digital, Fundraising e Non Profit. Su Rete del Dono ricopro il ruolo di Project Manager nell'ambito Comunicazione, Digital e Personal Fundraising. Appassionato di viaggi, natura, pittura.

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