I giovani e le donne credono nell’attivismo e donano per generare cambiamento. Questo emerge da Donare 3.0 2024, l’osservatorio che analizza il comportamento dei donatori online in Italia. In occasione della sua decima edizione, è stato sviluppato un affondo sul futuro della donazione, dando particolare attenzione all’analisi dei dati e all’intelligenza artificiale.
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Il sorpasso del mobile
«Dal 2014 ad oggi il dono digitale è cambiato moltissimo» esordisce Paolo Venturi, Direttore di AICCON. «Ciò che non cambia è l’attitudine positiva degli onliners al dono». Il sorpasso delle donazioni digitali rispetto a quelle in contanti si consolida anche quest’anno, con una novità. Per la prima volta, infatti, la donazione da mobile supera quella da desktop. Antonio Filoni, Head of Innovation & D.O. BVA Doxa, commenta «Lo smartphone in questo senso è uno strumento di connessione e non di isolamento: viviamo on life, ovvero ibridando la vita sociale in presenza e reti digitali». In generale il 2023 ha segnato un leggero calo del totale donato e solo il Crowdfunding fa registrare una crescita. A calare è soprattutto il numero dei donatori (in particolare della generazione Baby Boomer), in parte compensati dall’importo medio donato, in crescita: il 46% dona oltre 50 euro. Non cala, invece, il numero di donatori di età più giovane.
Donne e giovani protagonisti
Tra le diverse generazioni e i generi si delinea anche un divario in termini di motivazione al dono. Se infatti in prevalenza le donne e gli esponenti della Gen Z / Millennial e Gen X donano perché credono sia generativo di cambiamento, gli uomini e le generazioni più adulte mantengono un atteggiamento più assistenziale e di risposta ad un bisogno. Per le nuove generazioni, accanto alla presenza digitale di una ONP è fondamentale anche la componente territoriale. Si scatena così un’ulteriore sinergia con la causa denominata phygital factor, che si riflette anche sul coinvolgimento nel volontariato: il 30% degli italiani dichiara fare il volontario, in maggioranza i giovani.
Rete del Dono
I dati della piattaforma di Rete del Dono sono in sintonia con l’analisi quantitativa della ricerca. Con la donazione media in aumento (75€), il Crowdfunding ricopre un ruolo sempre più preminente nel panorama del dono online. Emerge che i giovani si confermano donatori e attivisti, anche sul fronte Personal Fundraising che torna a crescere in modo decisamente significativo nei contesti sportivi. «Un trend in crescita – aggiunge Valeria Vitali, Presidente di Rete del Dono – è anche il Personal Fundraising di comunità, ovvero il coinvolgimento di sostenitori in attività di raccolta fondi personale in occasione di eventi e momenti celebrativi. La dimensione comunitaria fa la differenza in fatto di dono digitale. Fare del bene ha valore, farlo insieme agli altri ancora di più».
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L’impegno di PayPal
Come player nel settore fintech, PayPal in questi anni ha sicuramente fatto molto per favorire la cultura del dono digitale. A presentare i dati, Maria Teresa Minotti, Country Sr Director PayPal in Italia. «A livello mondiale, nell’ultimo anno abbiamo supportato 950mila ONP e raccolto 21 miliardi di dollari, 1.1 miliardi grazie ad iniziative di personal o business fundraising. Se i 170 milioni raccolti con il Giving Tuesday consolidano lo strumento, è il dato del Give at Checkout che ci soddisfa di più. Lo abbiamo lanciato in Italia nel 2021 e la raccolta è cresciuta anno dopo anno. Quest’anno abbiamo raggiunto i 2 milioni di euro, e se pensiamo che si trattano di 2 milioni di donazioni da 1 euro ci dà l’idea di quanto è ampio l’impatto di questa iniziativa».
Il futuro della donazione
La gestione e valorizzazione dei dati nel Terzo Settore sarà un fattore sempre più centrale. E non solo per i pur sempre importanti obiettivi di trasparenza, sottolinea Valentina Bazzarin, docente di Psicologia Cognitiva USAC e cofondatrice Period Think Tank. «I dati non servono solo per l’accountability delle organizzazioni non profit, ma vanno usati anche all’inizio della catena del valore che caratterizza il loro lavoro». Relazionarsi con gli stakeholders e i donatori sarà sempre più imprescindibile per instaurare una relazione di lungo periodo con una ONP. Per farlo, però, devono crescere le competenze interne alle organizzazioni. «I dati non sono neutri, serve un nuovo processo di professionalizzazione che nel non profit deve sempre mantenere alto il livello della relazione umana» precisa Laura Sartori, docente di Sociologia e ricercatrice presso l’Università di Bologna. Alberto Almagioni, CRM & IT Manager Fondazione Dynamo Camp, prova a suggerire una chiave: «Prima di tutto un ente del Terzo Settore deve avere chiaro quale sia il suo scopo. Perché stiamo raccogliendo i dati? Quali dati serve conoscere per la nostra mission?».
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