L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che prevede un ciclo di vita dei prodotti potenzialmente infinito: ogni risorsa può rinascere, anche in altre forme. Ecco come. L’economia circolare è un sistema economico e produttivo sostenibile che si basa su un principio tanto semplice quanto innovativo: la vita dei prodotti non ha un inizio e una fine (con un conseguente smaltimento) come avviene nel modello economico lineare. Il ciclo di vita è al contrario potenzialmente infinito poiché ogni oggetto prodotto può essere aggiustato, oppure riutilizzato per altro scopo, o in terza ipotesi riciclato.
L economia circolare estende il più a lungo possibile la vita dei prodotti con un impatto molto rilevante dal punto di vista ambientale e dell’utilizzo delle materie prime, che non sono infinite. La circular economy è dunque un modello di produzione e consumo sostenibile. Un cambiamento in questa direzione è necessario, in quanto gli effetti negativi del sistema economico lineare sono ormai evidenti: non possiamo più permetterci un uso indiscriminato delle risorse naturali. Occorre cambiare mentalità e iniziare a considerare ogni possibile riutilizzo degli oggetti che maneggiamo tutti i giorni prima di gettarli.
In che cosa consiste l’economia circolare?
L’economia circolare è un modello economico progettato per ridurre gli sprechi e massimizzare l’utilizzo delle risorse. A differenza del tradizionale modello lineare (estrarre produrre utilizzare e gettare), l’economia circolare mira a creare un ciclo continuo in cui i materiali e i prodotti vengono riutilizzati, riparati, riciclati e reintegrati nel sistema produttivo il più possibile. Questo approccio mira a ridurre l’impatto ambientale e a incentivare la sostenibilità a lungo termine. L’adozione dell’economia circolare è vista come una risposta alle sfide ambientali globali, come la gestione dei rifiuti, la diminuzione delle risorse naturali e l’inquinamento.
È importante sottolineare che l’economia circolare non è qualcosa che riguarda solo i consumatori; al contrario, incide in primo luogo sulle pratiche di produzione. Infatti, oggi, molti prodotti sono costruiti con un “fine vita” già previsto (obsolescenza programmata): si rompono, sono difficilmente riparabili, oppure ripararli costa più che comprarli nuovi. Una tendenza che l’Unione europea sta contrastando con normative e obblighi di trasparenza. L’economia circolare inizia ancor prima della produzione, già in fase di progettazione dei beni. Dopo tutto ciò, una volta che il prodotto – pur progettato per durare il più a lungo possibile – non può più svolgere la sua funzione, arriva il momento del recupero, dell’utilizzo alternativo, e soltanto in ultima istanza del riciclo. Tornando alla fase di progettazione, è quindi altrettanto importante utilizzare materiali riciclabili.
Chi ha creato l’economia circolare?
Il concetto di economia circolare trova le sue origini in diverse correnti di pensiero, dunque non esiste un singolo creatore. Possiamo però citare Kenneth E. Boulding, che nel 1966 introdusse in uno studio l’idea di un circuito circolare dei materiali. Dieci anni dopo, in un rapporto presentato alla Commissione europea, Walter Stahel e Genevieve Reday parlarono espressamente di economia circolare e del suo impatto sul risparmio di risorse, sulla riduzione dei rifiuti e sulla creazione di posti di lavoro. L’economia circolare ha anche una base scientifica poiché si ispira al modo in cui gli ecosistemi e gli organismi elaborano e utilizzano sostanze nutrienti per poi reimmetterle in circolo.
Quali sono le tre fasi dell’economia circolare?
L’economia circolare prevede tre fasi:
- riparazione: aggiustare i prodotti prima di disfarsene (spesso basta molto poco, mentre in altri caso è necessario che siano stati prodotti in questa ottica);
- riutilizzo: dai capi di abbigliamento di seconda mano al noleggio, ci sono infiniti modi per dare agli oggetti una seconda vita;
- riciclo: trasformazione delle materie prima in nuovi prodotti o in parti utili a creare nuovi prodotti.
Economia circolare esempi
L’economia circolare può concretizzarsi in diversi modi. In alcuni casi siamo nell’ambito della progettazione, della normativa e della produzione, mentre in altri parliamo di pratiche attuabili da chiunque, nella propria quotidianità. Infatti, i soggetti chiamati a contribuire ad una tradizione verso una economia circolare sono molteplici: aziende, governi, amministrazioni locali, cittadini. Vediamo dunque qualche esempio.
- Riciclo dei rifiuti: differenziare con attenzione carta, vetro, plastica e metallo.
- Upcycling e riciclo creativo: trasformare vecchi oggetti o materiali di scarto in nuovi prodotti di valore (per fare un esempio, pensiamo all’uso di vecchie bottiglie di vetro per creare lampade o mobili).
- Modelli di affitto e condivisione: utilizzare piattaforme che permettono alle persone di affittare o condividere beni anziché acquistarli, riducendo la necessità di produzione di nuovi prodotti e il conseguente spreco.
- Design orientato alla circolarità: progettare prodotti che favoriscono il riutilizzo, il riciclo e la riparazione, con l’obiettivo di prolungare la vita utile dei beni e ridurre il consumo di risorse.
- Economia del servizio: adottare modelli di business che offrono servizi anziché prodotti, come il noleggio di abbigliamento, attrezzature sportive o elettrodomestici (e, da consumatore, privilegiare tali modelli).
- Programmi di riparazione: incentivare iniziative e servizi che supportano la riparazione di prodotti danneggiati anziché la sostituzione, contribuendo a estendere la vita utile dei beni.
- Riuso dei materiali: utilizzare materiali riciclati o recuperati nella produzione di nuovi prodotti, riducendo la dipendenza dalle risorse vergini (le scelte che facciamo tutti i giorni nei nostri acquisti fanno la differenza).
- Agricoltura circolare: incentivare pratiche agricole che mirano a ridurre gli sprechi, riciclare i nutrienti e promuovere la sostenibilità ambientale, come l’uso di compost e tecniche di coltivazione senza suolo.
- Elettronica sostenibile: recuperare componenti e materiali da dispositivi elettronici obsoleti per la creazione di nuovi prodotti o il riciclo responsabile dei rifiuti elettronici.
Quali sono gli ostacoli dell’economia circolare?
La strada verso un’economia circolare non è priva di ostacoli, anzi: le resistenze dei produttori, ma anche dei governi, sono molteplici. Si tratta infatti di scardinare un modello sul quale i nostri sistemi produttivi industriali si basano da tantissimo tempo. Questo cambiamento richiede anche la disponibilità mentale ad accedere ad un’altra ottica, ad una visione che di fatto sposta il profitto dal piedistallo. È chiaro che alle aziende non si chiede di rinunciare al profitto, ma si chiede loro di portare avanti di pari passo anche l’obiettivo della sostenibilità e dei principi dell’economia circolare. Questo implica di rivedere completamente la propria strategia di business. E non tutti sono disposti a farlo. Anche perché, in alcuni casi, gli investimenti in fase iniziale possono essere elevati: è necessario sviluppare una visione di lungo periodo, così com’è necessario che ci siano incentivi e norme a supporto di questa transizione.