Il Festival del Fundraising non si smentisce mai: si torna a casa, dopo la full-immersion di tre giorni, con una sensazione di arricchimento che solo assistere a certi incontri sa dare. Un futuro più sostenibile utilizzando il fundraising, raccolte fondi per sostenere progetti e cause come strumento per cambiare il mondo che ci circonda.
Come sempre, alcuni incontri di grande richiamo lasciano il segno: Massimo Bottura, lo chef stellato con un occhio – e il cuore – rivolto al sociale, ci ha emozionato con il suo racconto di come sono nati l’Associazione i Refettori – l’idea geniale delle mense per i poveri firmate da grandi architetti e chef, ormai ce ne sono 13 nel mondo! – e il Tortellante, il laboratorio terapeutico – abilitativo dove giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano. Alla base di tutto, la convinzione che la bellezza debba ispirare anche il sociale. “Quando si arriva a un certo punto” – dice Bottura – “è giusto restituire, non per fare beneficenza, ma per coscienza e senso di responsabilità“. Altro che Masterchef, diciamo noi!
E, siccome il tema di quest’anno è il valore dell’imperfezione come sinonimo di maggior autenticità, l’intervento di Davide Cassani – ex ciclista professionista, ex commentatore televisivo di ciclismo, ex ct della nazionale e, a suo dire, eterno gregario – si inserisce perfettamente nel contesto: uno che avrebbe potuto fare molto di più, ma ha preferito mettersi al servizio della squadra. Lavorare in team e per un obiettivo comune
Si è parlato di tutto e di più al festival: rispetto agli anni scorsi, la novità del 2023 sono stati i filoni tematici, una personalizzazione dei percorsi, con focus in particolare su cultura, sanità, sport. Si è parlato tanto anche di CSR, di digital marketing e ovviamente di intelligenza artificiale.
L’altra faccia del marketing con Skande
Di grande ispirazione è stata l’intervista di Valerio Melandri a Riccardo Scandellari.
Tema della chiacchierata: come sviluppare una strategia di comunicazione autentica e coinvolgente nelle attività di fundraising.
Il primo grande suggerimento è andare oltre la comunicazione istituzionale, stimolando chi ogni giorno si spende per il brand a comunicare in prima persona. Questo approccio da volto e umanità al lavoro che ogni giorno svolgiamo, evocando empatia e coinvolgimento. Anche i dati dimostrano che l’interlocutore umano è più ascoltato del brand. Chi riveste un ruolo di rilievo dovrebbe pertanto raccontare cosa fa tutti i giorni con passione e determinazione.
Personalizzare il contenuto, facendo trapelare la propria passione, aggiunge ulteriore valore al racconto rendendolo davvero unico e di qualità. Non solo. Avere ben presente l’impatto che intendo generare è un altro importante tassello.
Comunicare significa anche superare la paura di esporsi per ricavare autorevolezza e visibilità sui temi di cui si è competente, diventare un punto di riferimento. È l’autorevolezza che ferma le persone, e le porta a leggere i nostri post non il contenuto degli stessi.
I social media sono un ottimo canale per avvicinare le persone, poi dobbiamo farle nostre intavolando un dialogo che vada oltre i social network e serva ad alimentare la fiducia.
Fundraising e Cultura
Quest’anno si è inaugurata la Prima Edizione di Fundraising Arts – Il Festival del Fundraising per le Arti e la Cultura, il filone dedicato esclusivamente al settore delle Arti e della Cultura.
Un Festival nel Festival, un’iniziativa che stava maturando da tempo e che ha avuto il grande merito di ricordare (qualora ce ne fosse bisogno) quanto sia fondamentale il fundraising per lo sviluppo e la sostenibilità economica di tante realtà che costituiscono il patrimonio artistico-culturale del nostro paese: biblioteche, musei, teatri, festival, cinema, oltre alla fittissima rete do di organizzazioni artistiche-culturali attive nelle e per le comunità di riferimento.
Come ha spiegato Marianna Martinoni, perfetta padrona di casa, è stato un viaggio, breve ma intenso, alla scoperta della piramide del fundraising. Si è parlato di partnership, sponsorship e membership, ma anche di corporate fundraising evidenziando le criticità del difficile equilibrio tra sostenibilità ed etica; di Art Bonus e delle opportunità offerte da nuove forme di partenariato pubblico-privato e infine di crowdfunding con una storia che ha dimostrato che è possibile creare audience mentre si fa fundraising e viceversa.
Ben due sessioni sono state dedicate all’Art Bonus, con due casi studio che ne hanno messo a luce molteplici aspetti, opportunità e sviluppi. In sintesi, abbiamo la più potente agevolazione fiscale d’Europa (e forse del mondo), purtroppo ancora poco conosciuta sia dagli addetti ai lavori che dai donatori, siano essi privati o aziende. La grande sfida di Enti e Organizzazioni culturali sarà di informarsi e formarsi, di utilizzarla al meglio e di saperla spiegare in maniera semplice ai propri donatori.
AI & SEO
Grande protagonista è stato Giorgio Taverniti, uno dei massimi esperti italiani di SEO e Digital Marketing e co-fondatore di Search On Media Group. Il suo intervento sul tema SEO associata all’AI è stato illuminante. L’AI ci supporta nel nostro processo creativo con la consapevolezza che l’output deve essere necessariamente personalizzato.
L’importante è produrre contenuti pertinenti e di qualità. Sugli articoli, ad esempio, sarebbe opportuno inserire tabelle, numeri e dati, o metterci la faccia con i video. Dobbiamo lavorare sul nostro sito come se fosse una biblioteca. Per farlo, bisogna tornare studenti e approfondire, studiare tutte le potenzialità di questo nuovo potente strumento.
Altro intervento di rilievo è quello di Jacopo Perfetti, che ci svela che ChatGpt, o qualunque altro strumento di AI generativa, non serve solo per produrre contenuti testuali ma anche immagini, video musicali, analisi dei dati e persino App. l’AI è uno strumento potente a servizio della nostra creatività. In linea con Taverniti, Perfetti ribadisce l’importanza della personalizzazione. L’AI è come l’avvento dei social media e dello smartphone nel 2010, una vera e propria rivoluzione digitale, culturale e strutturale. La chiave di volta è saperla governare e gestire con consapevolezza e buon senso.
Fundraising & Sport
Lo sport come potente veicolo di inclusione sociale: questo il fil rouge che è emerso nei vari interventi che si sono succeduti nella sessione dedicata. È fondamentale riconoscere il valore sociale dell’attività sportiva. In Italia ci sono 120 mila ASD, ma solo il 7% dichiara di fare inclusione: è un dato fuorviante, perché in realtà molti lo fanno e non se ne rendono conto. Questo significa che c’è una grande opportunità per far emergere un mondo che deve farsi conoscere.
Si sono toccati vari temi, dal percorso verso la stabilità finanziaria di una ASD, allo Sport Bonus che ancora in pochissimi conoscono e dunque ne beneficiano: si tratta di un credito d’imposta riservato alle imprese che effettuano erogazioni liberali per opere di manutenzione o ristrutturazioni straordinarie di impianti sportivi pubblici. Il 65% dell’importo erogato viene riconosciuto in tre annualità.
Si è parlato di crowdfunding per progetti legati allo sport e all’inclusione, di quanto uno strumento del genere ben si presti al coinvolgimento della comunità. Il fundraising crea una sorta di circuito virtuoso di restituzione in cui la comunità dona per un progetto di cui essa stessa beneficerà. In questo modo lo sport non vive solo di sponsorizzazioni ma anche di fundraising, decisamente un cambio di paradigma in termini di progettualità, trasparenza, capacità di comunicare, governance e impatto ambientale e sociale.
Le dimensioni relazionali, in questo contesto, sono fondamentali per creare quel rapporto di fiducia e credibilità essenziali alla buona riuscita della raccolta fondi. Lo sa bene Playmore, che con la sua iniziativa RunChallenge, legata alla Milano Marathon, ha raccolto su Rete del Dono oltre 166 mila euro, ma soprattutto ha creato una vera e propria comunità, dove chiunque è ben accolto e invitato a fare sport.