Da Cuzco ad Antofagasta in bicicletta, spinti da un motore ibrido. Quello di muscoli e quello emotivo delle tante persone che dall’Italia seguivano il loro viaggio. Così Stefano Pazzano descrive l’impresa solidale compiuta insieme a Barbara, Giovanni, Massimo e Lorena. Cinque amici che con le loro gambe e il loro impegno in prima persona hanno portato lontano ADMO Piemonte con un’altra raccolta fondi sulle due ruote che ha superato ogni aspettativa.
Duemila chilometri di avventura
Stefano e Massimo avevano nel mirino le Ande già da un po’ di tempo. “Il Covid aveva interrotto a metà un tour tra Bolivia e Perù e volevamo assolutamente completarlo” racconta Stefano. Ad essi si sono aggregati gli altri, per un obiettivo davvero impegnativo: 2.000 chilometri che hanno percorso dall’11 novembre al 12 dicembre scorsi. “È stata la prima volta che abbiamo pedalato insieme e il primissimo viaggio estremo per Lorena, la più giovane. L’idea di legarvi una raccolta fondi è stata di Barbara e Giovanni, che lo avevano già fatto in passato”.
Rossano e la nascita di ADMO
La scelta dell’Admo è stata spontanea dato che Massimo era collega di Rossano Bella, dalle cui ultime volontà nacque l’ADMO italiana. Rossano infatti si ammalò di leucemia nel 1987 e morì in attesa di un trapianto che, in mancanza di una banca dati donatori italiana, era stato molto lungo e difficile individuare. Ad oggi ADMO ha reso possibile oltre 5.000 donazioni, ma si riscontra compatibilità una volta ogni 120.000. “Ecco perché è essenziale avere un database vastissimo e perché abbiamo deciso di sostenere il ‘Progetto Scuole di ADMO’, che sensibilizza studenti e studentesse di scuole superiori e università”.
L’importanza della collaborazione con ADMO
La collaborazione da parte di ADMO è stata fondamentale. “Innanzitutto ci hanno dato retta, cosa non scontata data la grandezza dell’organizzazione. E poi ci hanno supportato nella serata inaugurale ‘scomodando’ addirittura il Presidente e ci hanno accompagnato in aeroporto il giorno della partenza”. Non da ultimo, hanno aperto il profilo su Rete del Dono proprio su richiesta dei ciclisti fundraiser. “Non l’avevo mai usato, ma è stato un contenitore insostituibile e molto funzionale. Ora, per una campagna di crowdfunding, non saprei più farne senza”.
In contatto costante con i donatori
Tra le funzionalità della piattaforma che hanno aiutato di più Stefano e compagni c’è la possibilità di aggiungere contenuti e ringraziare in tempo reale i donatori. “Durante il viaggio, soprattutto nelle tappe più faticose, vedere i messaggi di chi ci seguiva da casa è stato uno sprone forte. Loro donando stavano facendo la propria parte e noi sentivamo la responsabilità di fare la nostra!”. Tra le donazioni più apprezzate, quelle di un donatore e un ricevente di midollo osseo che erano intervenuti alla serata di lancio, oltre che quella molto generosa che ha permesso di centrare il loro secondo obiettivo di raccolta.
La forza dei gruppi broadcast di WhatsApp
Il primo obiettivo infatti, posto a 2.000 euro (1 euro a km), era stato incredibilmente raggiunto ancor prima della partenza. “Questo ci ha spinto a raddoppiare le nostre ambizioni e abbiamo superato i 4.000 euro raccolti. Questo grazie ad oltre 100 donatori, quasi tutti persone delle nostre cerchie che ci conoscono e si fidano di noi. Ognuno di noi ha creato dei gruppi broadcast su WhatsApp che, accanto alla pagina Facebook 71’ parallelo, sono stati i veri canali di comunicazione. Poi è bastato il passaparola”. Ora ci sarà anche la serata finale, dove Stefano e soci presenteranno il video del viaggio e chissà che la cifra non si arrotondi ancora un po’.