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I LEPS definiscono le prestazioni che devono essere garantite ai cittadini a livello nazionale, senza distinzioni territoriali, in ambito sociale, assistenziale, formativo e lavorativo: in che cosa consistono, quando sono nati e qual è stato il loro iter

 

L’articolo 117 della Costituzione italiana recita: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Da questo principio derivano i LEP, livelli essenziali delle prestazioni e, come sotto-categoria, i LEPS, livelli essenziali delle prestazioni sociali. Si tratta di riferimenti molto importanti in ambito sociale e nel contesto della suddivisione dei poteri Stato – Regioni. Tuttavia, tali riferimenti sono rimasti per molti anni – e sono tuttora – privi di una regolamentazione specifica in grado di consentirne un’attuazione concreta. Così, anziché strumenti per attivare politiche sociali rilevanti, LEP e LEPS rischiano di rimanere principi sulla carta.

I LEP sono tornati al centro dell’attenzione in seguito all’approvazione definitiva alla Camera, il 19 giugno 2024, del disegno di legge sull’Autonomia differenziata. Questa legge, progettata dal ministro Roberto Calderoli, amplia nettamente l’autonomia legislativa delle Regioni a statuto ordinario, trasferendo a livello regionale il controllo di settori che finora sono stati di competenza statale. Le entrate tributarie non saranno più distribuite dallo Stato sul territorio nazionale in base alle necessità collettive, ma potranno essere trattenute dalle singole Regioni. Questo aspetto è cruciale: poiché il panorama socioeconomico italiano è estremamente diversificato da Nord a Sud, il rischio è che si accentuino le disuguaglianze già presenti.

 

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Cosa si intende per LEPS?

I LEPS, acronimo di Livelli Essenziali di Prestazioni Sociali, rappresentano un insieme di prestazioni e servizi che devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale italiano. Sono concepiti per assicurare diritti sociali fondamentali ai cittadini, indipendentemente dalla regione in cui risiedono. Parliamo ad esempio di assistenza domiciliare per anziani e disabili, servizi di assistenza all’infanzia, interventi di sostegno per le famiglie in difficoltà economica, politiche attive per il lavoro e la formazione professionale.

In sintesi, i LEP riguardano quattro macro-ambiti di diritti:

  • salute
  • istruzione e formazione
  • assistenza sociale
  • mobilità e trasporto.

Compito del legislatore, a livello nazionale, è individuare precisamente le prestazioni che possano soddisfare tali diritti, chi e come le deve attuare e qual è il loro costo standard affinché siano efficaci. In seguito, agli enti territoriali individuati spetterà organizzare e fornire tali prestazioni: nulla vieta che singole Regioni o Province, o altri enti autonomi, offrano prestazioni di un livello più elevato o in maggiore quantità; quello che non si può fare è scendere sotto la soglia minima stabilita a livello nazionale.

Il problema è che l’entità finanziaria dei LEP non è mai stata stabilita. Adesso questo riferimento diventa più che mai essenziale, perché solo fissando una soglia minima le singole Regioni possono chiedere e ottenere i finanziamenti necessari a raggiungerla.  Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata prevede invece che le singole Regioni possano stabilire un’intesa con lo Stato anche se i LEP non verranno definiti, facendo riferimento a quanto speso negli anni passati. Ciò significa che le Regioni del Nord, che hanno più risorse e quindi una spesa storica più alta, continueranno ad avere più risorse; e viceversa. Solo per fare un esempio, nel 2020 l’89,6% dei comuni dell’Emilia Romagna offriva servizi alla prima infanzia; in Calabria il 19,3% (dati openpolis).

 

Quando sono stati introdotti i LEPS?

LEP e LEPS nascono nell’ambito della riforma del Titolo V della Costituzione (legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001), un passaggio cruciale che ha portato l’Italia da una concezione centralizzata, con al vertice l’amministrazione statale, all’attuazione di un principio di sussidiarietà che ha potenziato le autonomie territoriali. In questa occasione l’articolo 117 è stato modificato con l’introduzione del concetto di LEP. Praticamente, dopo l’entrata in vigore della riforma del titolo V, l’unica competenza in ambito sociale rimasta in capo allo Stato è proprio la definizione dei LEP.

Successivamente, nel corso degli anni, i LEP sono stati aggiornati e rivisti in numerose occasioni. Senza però arrivare mai ad una definizione risolutiva. L’ultimo atto in merito – prima della riforma del giugno 2024 – è stato il Piano Sociale Nazionale per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà 2021-23, che definisce in concreto quali sono i LEPS in ambito sociale:

  • servizi sociali
  • pronto intervento sociale
  • valutazione multidimensionale e progetto individualizzato
  • supervisione personale servizi social
  • dimissioni protette
  • prevenzione allontanamento familiare
  • sostegno monetario al reddito
  • presa in carico sociale / lavorativa
  • servizi per la residenza fittizia
  • progetti dopo di noi e vita indipendente
  • indennità di accompagnamento
  • servizi per la non autosufficienza.

Altri decreti individuano i LEPS in ambito lavorativo, per i minori, per l’istruzione e formazione professionale.

 

Qual è la differenza tra LEA e LIVEAS?

I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono servizi e le prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire su tutto il territorio nazionale, a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di un ticket, utilizzando le risorse tributarie. I LIVEAS (Livelli Essenziali delle prestazioni di Assistenza Sociale) sono la stessa cosa dei LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali). Come abbiamo visto, LEPS (o LIVEAS) si concentrano sulle pari opportunità, sull’accesso ai diritti basilari e ad una qualità della vita dignitosa, con particolare riguardo alle fasce più deboli.

 

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Elisa Rosso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso Università di Torino, lavora da sempre nel non profit e nel sociale con un significativa esperienza nel settore raccolta fondi di grandi e piccole ONP (Amnesty International e NutriAid). Nell’autunno 2016 approda in Rete del Dono, dove si occupa di dare assistenza e consulenza alle ONP e alle Fondazioni per la promozione dei loro progetti e l'ottimizzazione delle campagne di raccolta fondi.

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