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La partnership trasformativa e di lungo periodo protagonista al Festival del Fundraising

“La CSR non ha motivo di esistere in azienda”, questa la frase provocatoria di Paolo Iabichino, scrittore pubblicitario e Creative Director che ha aperto con “il botto” la giornata della CSR della XV edizione del Festival del Fundraising, che si è tenuto a Riccione dal 6 all’8 giugno.

La CSR non dovrebbe esistere perché deve rientrare nei valori fondativi dell’azienda e quindi essere trasversale a tutti gli ambiti, condivisa dai tanti autorevoli relatori che si sono avvicendati nei 7 incontri dedicati alla CSR della giornata.

Anzi Iabichino si spinge oltre: la CSR dovrebbe essere intesa non come Corporate Social Responsibility, di cui è l’acronimo nell’accezione comune, ma come Consumer Social Responsibility per educare le persone a un consumo più responsabile.

Il tema del purpose aziendale è emerso con forza durante gli incontri, anche qui inteso come valore fondativo dell’azienda che poi la indirizza nei suoi obiettivi di business, così come il concetto di partnership trasformativa tra profit e non profit, dove è quest’ultima ad aiutare l’azienda a diventare etica.

Altro concetto chiave è il bonding, ovvero la relazione fiduciaria tra il brand profit e non profit: la crescita di un’azienda è il risultato del consenso su un patto di fiducia tra marca, consumatori clienti e comunità. Ben prima dello storytelling ci vuole lo storydoing, cioè prima del dire il fare: altrimenti il rischio è di un make up narrativo che risulta poco credibile.

Tante le storie raccontate dalle aziende protagoniste della giornata,

  • Nestlè che racconta come partire con il piede giusto per attivare una collaborazione con un’azienda, dalla profilazione delle liste, al primo contatto, alla presentazione del progetto che deve sempre essere calato nella realtà aziendale e quindi presupporre una conoscenza approfondita dell’azienda stessa
  • EOS, neonata Fondazione aziendale di Edison che, con il progetto Traiettorie Urbane per i giovani di Palermo spiegacome fare rete tra tante organizzazioni non profit piccolissime e il suo modello di intervento condiviso per contrastare la povertà educativa
  • Ferrovie dello Stato con le tante iniziative messe letteralmente “in rete”, dove le stazioni sono intese come spazi di incontro ad uso sociale, con 5 centri di accoglienza e punti Help Center su tutto il territorio
  • Enel Cuore, la non profit che fa capo a Enel e che insieme a Albero della Vita ha creato il programma “Varcare la Soglia” di contrasto alla povertà, con 6 centri a Milano, Genova, Perugia, Napoli, Catanzaro e Palermo
  • Lavazza con i progetti di cooperazione attivati nei paesi produttori di caffè, con particolare attenzione al rafforzamento del ruolo delle donne e al coinvolgimento dei giovani
  • H&M con i tanti progetti legati alla circolarità e sostenibilità del mondo fashion
  • Dorelan, azienda italiana che produce materassi e che ha raccontato la collaborazione con Maratona Alzheimer. Anche qui sinergia valoriale sul tema del sonno, che sembra essere uno dei sintomi precoci della malattia.

Tante storie diverse, quindi, ma accomunate dalla convinzione che la collaborazione tra profit e non profit arricchisca entrambe le realtà e le renda più solide e credibili. A condizione che “venga dal cuore”, cioè che i valori condivisi e alla base della partnership si ritrovino tra gli elementi fondativi dell’azienda.

Francesca Gervasoni

Laureata in Filosofia presso Università degli studi di Milano, ha un’esperienza di 15 anni nel mondo delle agenzie di comunicazione per il mondo profit. Nel 2012 cambia vita e approda su Rete del Dono, dove mette in pratica quello che ha imparato nella precedente vita professionale, per aiutare ONP e aziende ad attivare campagne di raccolta fondi non profit. In Rete del Dono, ricopre il ruolo di Head of Charity Program e si occupa dei rapporti con le aziende.

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