Se il sogno di un ciclista è correre il Tour de France, quello di un ciclista solidale è diventare un personal fundraiser professionista. Alessandro Mucci ci sta riuscendo con la sua Pedalando per la ricerca, che negli anni da iniziativa personale è diventata un vero e proprio team di raccolta fondi.
La prima edizione di Pedalando per la ricerca
È infatti il quarto anno di fila che Alessandro e soci sono montati in sella per supportare la ricerca contro il tumore di Fondazione AIRC. “Ho cominciato a pedalare per AIRC nel 2020, quando mia madre si è ammalata di tumore e io, come regalo di compleanno, a giugno sono partito. A 23 anni, con un pizzico di incoscienza, avevo approfittato della fine del primo lockdown per attraversare le zone del terremoto del centro Italia, ancora più deserte in quei mesi”. Un messaggio di speranza per la madre (poi guarita) e per le persone che, stupite, lo vedevano faticare in quei luoghi. “Da quel momento, ogni anno ho sempre organizzato un viaggio in bici solidale”.
Pedalando per la ricerca 2023: tutte le iniziative
Tre anni e 25.000 euro raccolti più tardi, eccolo ancora sulle strade. Questa volta, però, accanto a lui ci sono amici vecchi e nuovi che gli stanno permettendo di moltiplicare gli sforzi e di aver già ampiamente raggiunto l’obiettivo di raccolta. “In agosto Ciro Russo, Valentina Giorgis e Gennaro Russo hanno percorso Rivoli – Santiago de Compostela, mentre Fabiano Altobello è andato da Torino a Bruxelles. Io con Marco, Alberto e Marco ho percorso un Torino – Firenze no-stop e, insieme all’influencer Stefano La Mastra, siamo appena tornati dal viaggio da Barcellona a Genova”.
Da Personal Fundraiser solitari a team
Tante imprese sportive diverse riunite sotto un unico brand: quello di Pedalando per la ricerca, che è un marchio sempre meno focalizzato solo su Alessandro. “Da professionista di digital marketing volevo creare qualcosa che mi identificasse come persona, ma che potesse anche facilitare chiunque volesse, come me, coniugare solidarietà e viaggiare ecologico. Questo è il primo anno che a me e Stefano si sono uniti altri ciclisti solidali. Fabiano, ad esempio, ha partecipato a una festa di Pedalando per la ricerca e mi ha chiesto se quest’estate avrebbe potuto aggiungersi con la sua iniziativa”.
L’unione fa la forza
Agli amici ciclisti Alessandro dà consigli di comunicazione o di logistica o ancora estende gli accordi con alcuni sponsor tecnici da lui acquisiti. Una sorta di ‘agenzia’ di Personal Fundraising, che accompagna il ciclista solidale dalla pianificazione del viaggio al reperimento di eventuali sponsor e patrocini. “Ogni persona in più permette di allargare il network e dà una carica di motivazione in più, soprattutto per chi lo fa ogni anno. La piattaforma è sempre Rete del Dono: mi fu suggerita da AIRC quando cominciai e non la cambierei mai, perché offre supporto personalizzato a chiunque voglia aprire una campagna”.
Come diventare un Personal Fundraiser professionista
Data la sua esperienza, ecco i consigli di Alessandro:
- Reperite sponsor. Il viaggio parte almeno 5 mesi prima del primo colpo di pedale. “Preparate un piccolo business plan per avere un’idea dei costi. Poi, con alcune slides, presentatevi da potenziali aziende donatrici e Comuni interessati al vostro viaggio, a cui fare richieste specifiche (cibo, hotel, attrezzature). Bastano importi piccoli, di poche centinaia di euro. Nel farlo, partite dai contatti che avete e dagli esercizi commerciali che conoscete”.
- Trasparenza e chiarezza. Spiegate bene come si dona, facendo anche un video tutorial, e a chi andranno i fondi raccolti.
- Cambiate format. Se siete PF ricorsivi, replicare sempre lo stesso format alla lunga fa calare il raccolto. “Provate a diversificare, inserendo ad esempio una maglietta come reward per la donazione”.
- Comunicate costantemente. C’è tanto da dire sul vostro impegno. Perché lo fate, che caratteristiche ha il progetto che sostenete e quanto è impattante sulla vita delle persone. “La storia che hai da raccontare conta sempre di più. Create l’aspettativa già prima della partenza e poi raccontate il viaggio tappa dopo tappa. Gli strumenti ci sono: WhatsApp, Facebook, Instagram. Dirette e stories sono le migliori per condividere il link della pagina di donazione. E – perché no? – può funzionare anche LinkedIn”.