Oltre 1.600 chilometri, da Bologna a Lampedusa: è l’impresa sportiva di Antonio Laneve, che in sella alla sua bicicletta ha toccato città come Firenze, Roma, Napoli e attraversato paesaggi mozzafiato per raccogliere fondi in favore di Save the Children con la campagna Per la vita che verrà.
Da donatore a Personal Fundraiser
Antonio non è nuovo a viaggi in bicicletta, ma non aveva mai pensato di unirvi una causa solidale: “Sono educatore in una scuola primaria e le cause legate al mondo dell’infanzia mi stanno molto a cuore – racconta – Per questo ho deciso di coniugare queste due passioni e percorrere l’Italia sostenendo Save the Children”. Un’organizzazione che conosceva da tempo, ma solo come donatore: “Ho sempre voluto fare qualcosa di più per loro, magari un giorno andrò in missione. Intanto però anche qui si può fare qualcosa di concreto: è stata la prima occasione per me per diventare un po’ un loro volontario”.
Una sfida alla portata di tutti
Così Antonio si è lanciato, non sapendo bene da che parte cominciare per aprire una campagna di crowdfunding: “Non sono uno smanettone, però con Rete del Dono mi sono trovato davvero bene. Anche grazie ai vostri consigli: volevo ad esempio fissare un obiettivo di raccolta molto più basso, e invece mi avete detto di puntare in alto. Ed è andata bene! Mi sono reso conto proprio del potere della “rete”: sia la diffusione via social, sia l’essere apparso in homepage sulla piattaforma ha giovato alla raccolta. Ora lo posso dire: tutti possono diventare Personal Fundraiser!”.
Diventa anche tu Personal Fundraiser
Relazioni forti, online e offline
In effetti, con ancora qualche giorno a disposizione, la campagna ha praticamente raggiunto i 4.500 euro coinvolgendo quasi 200 donatori: “Ho un giro di conoscenze ampio e in un primo momento, anche prima del viaggio, ho attivato soprattutto le cerchie più strette tramite WhatsApp e email”. La bontà delle relazioni si è ben presto trasferita dall’offline all’online: “Poi ho cominciato ad utilizzare Instagram per aggiornare ogni giorno sul mio percorso: video e immagini per un racconto quotidiano che ha coinvolto molto gli utenti. Si è creato un bel passaparola e ho ricevuto molte donazioni da sconosciuti, che magari il giorno dopo ritrovavo come nuovi follower del mio profilo”.
Le donazioni lungo la strada
Toccanti le donazioni delle persone appena conosciute lungo il viaggio, così come quelle dei follower: “Qualcuno mi ha scritto che gli sembrava di viaggiare con me e che gli mancheranno i miei video. E poi in ogni tappa ho incontrato qualcuno che ha fatto una donazione, commosso dalla fatica che ci stavo mettendo: a Firenze, a Roma; a Napoli un cameriere ha donato da telefono, di fronte a me, 30 euro; a Catania ha voluto contribuire anche la proprietaria del B&B dove ho dormito”.
Personal Fundraiser per sempre
“Questa volta rispetto agli altri viaggi ho sentito una motivazione in più e anche una botta emozionale pazzesca ogni tappa conclusa”. Fino all’arrivo, dopo 16 giorni, a Lampedusa: una meta finale scelta non a caso. “Un luogo di una bellezza unica, ma anche al centro di flussi migratori che coinvolgono moltissimi bambini in cerca di un futuro migliore. Lampedusa vuol dire speranza, quella che ho visto negli occhi dei tanti minori ospitati nel centro d’accoglienza”. E già sul traghetto del ritorno Andrea ha fantasticato sul prossimo viaggio e la prossima raccolta. Arrivederci all’anno prossimo!