La strada per raggiungere una concreta uguaglianza di genere è ancora lunga, nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi decenni: è necessaria un’azione congiunta a tutti livelli, tanto nei Paesi in via di sviluppo, quanto nelle società più avanzate
L’uguaglianza di genere è un obiettivo ancora da raggiungere. In alcune parti del mondo la strada da percorrere è molto lunga. Altrove, la disparità di genere è meno evidente ma comunque presente, talvolta in modo più sottile – ad esempio nel mercato del lavoro e nella sfera privata – e dunque più difficile da esacerbare. L’uguaglianza di genere è anche uno dei principali obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. Come vedremo, nonostante i passi avanti che sono stati compiuti, è necessario agire con decisione e urgenza per la promozione della parità e l’eliminazione della violenza contro le donne. A maggior ragione dopo la pandemia da Covid-19, che ha estremizzato alcune situazioni latenti e reso più evidenti le disparità insite anche nelle nostre società occidentali.
Cosa si intende per uguaglianza di genere?
L’uguaglianza di genere si traduce nell’accesso paritario ad ogni diritto umano. Alla salute, al benessere, all’istruzione, ad un lavoro dignitoso, senza divari di genere. Purtroppo, donne e bambine sono ancora vittime della disuguaglianza di genere in moltissimi Paesi di tutto il mondo. Il problema è che la cultura discriminatoria è talmente radicata nel pensiero di tante civiltà al punto da essere data per scontata. Le bambine sono obbligate a farsi carico delle incombenze domestiche ben più dei coetanei maschi e i matrimoni forzati sono ancora oggi una realtà consolidata in molti Paesi, che riguarda 12 milioni di bambine e adolescenti ogni anno.
Poi, da adulte, le donne subiscono una frequente disparità nei salari, oltre che una scarsissima rappresentanza in politica e in alcuni settori del mondo del lavoro. Possiamo quindi affermare che i diritti delle donne da conquistare sono ancora molti e che la strada per raggiungere l uguaglianza è ancora lunga.
Questo accade anche in Occidente, in Europa, in Italia. Nel mondo, sono 129 milioni le bambine e le ragazze che non frequentano la scuola. Sono 650 milioni le bambine sposate prima dei 18 anni. Ben 200 milioni di ragazze sono sottoposte a mutilazioni genitali femminili. Milioni di donne sono state vittime di stupro nel corso della vita. Nell’Africa del Nord, le donne ricoprono meno di un quinto dei posti di lavoro nei settori non agricoli. (Dati Unicef). L’Italia, ricordiamo, secondo il Rapporto annuale del World economic forum, è al 63mo posto su 146 Stati per gender gap.
Cosa dice la legge sull’uguaglianza di genere?
Nel nostro Paese, la norma cardine sull’uguaglianza di genere è contenuta nella Costituzione italiana, all’articolo 3, che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Possiamo affermare che la parità di diritti tra uomo e donna in Italia è stata riconosciuta proprio con l’entrata in vigore della Costituzione, nel 1948. Tuttavia, affinché questo principio fosse tradotto in termini concreti sono stati necessari molti altri interventi legislativi.
Uno dei più importanti è la legge 66/1963 sulla “ammissione della donna ai pubblici uffici e alle professioni”. Oggi sembra inconcepibile, eppure soltanto 60 anni fa non era considerato normale che una donna potesse diventare, ad esempio, Magistrato. D’altronde, non dimentichiamo che è solo con la legge 442 del 1981 che vengono cancellati matrimonio riparatore e delitto d’onore. La legge che ha invece permesso alle donne di accedere alle Forze armate è del 1999.
Tornando alla Costituzione, un altro articolo fondamentale è il n.37: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Un articolo che ancora oggi, come vedremo subito dopo, non si riflette nella realtà dei fatti. Su questo piano ricordiamo la legge 120/2011 che ha introdotto le quote rosa nei cda delle quotate.
Citiamo infine anche l’articolo 51 della Costituzione: “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. (A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini)”. Un ulteriore punto sul quale, evidentemente, c’è tanta strada da fare.
La situazione e le iniziative in Europa e in Italia
Come ha ricordato la stessa Commissione europea in una informativa relativa alla strategia per la parità di genere 2020-2025, finora nessun Paese membro ha conseguito la parità tra donne e uomini. I miglioramenti sono molto lenti, i processi decisionali arrancano e i divari di genere perdurano nel mondo del lavoro, a livello salariale e nella rappresentanza politica. Basti pensare che in Europa le donne guadagnano il 16% in media in meno rispetto agli uomini, anche se i vari Paesi presentano differenze significative, e che solo il 7,7% degli amministratori delegati e il 7,5% dei presidenti dei consigli di amministrazione sono donne.
In Italia, secondo quanto riporta un focus della Camera dei Deputati, l’azione legislativa si è concentrata proprio sul mondo del lavoro, con interventi volti a equiparare i diritti e a offrire più tutele alle lavoratrici, in particolare per quanto riguarda la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro (es. bonus babysitting). Sono inoltre stati attivate misure di sostegno rivolte all’imprenditoria femminile.
Centrale e delicata la questione della violenza di genere. L’azione di contrasto si esplicita in tre direzioni: “prevenire i reati, punire i colpevoli e proteggere le vittime”. I dati Istat riportano che il 31,5% delle donne ha subìto durante la propria vita una forma di violenza fisica o sessuale (33% la media europea). Le forme più gravi sono messe in atto da partner o ex partner, poi da amici o parenti. Nel 2023 sono stati commessi 120 omicidi con vittime di sesso femminile. (Report del Servizio analisi criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale).
Strategia per la parità di genere 2020-2025
La strategia dell’Unione europea per la parità di genere si articola in obiettivi specifici volti a ottenere riscontri concreti entro il 2025. I principali obiettivi sono:
- eliminare la violenza di genere
- contrastare i preconcetti sessisti
- eliminare le disparità nel mondo del lavoro
- ottenere una piena partecipazione delle donne nei diversi ambiti economici
- gestire la questione del dislivello retributivo e pensionistico
- raggiungere un equilibrio di genere in politica e nei processi decisionali.
Il 4 marzo 2022, tra le prime azioni concrete, la Commissione ha approvato misure vincolanti in ambito di trasparenza salariale. L’8 marzo 2022 è stata emessa una nuova proposta di direttiva europea per eliminare la violenza domestica e di genere. La Commissione dovrebbe lavorare a norme specifiche configurando come reato ogni forma di violenza contro le donne, inclusa la violenza online.
Uguaglianza di genere Agenda 2030
Che ruolo ha la parità di genere nell’agenda 2030? L’uguaglianza tra uomini e donne è l’obiettivo numero 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e assume un ruolo importantissimo nell’ambito di questo documento. Nello specifico, le azioni da mettere in campo nei prossimi anni sono le seguenti:
- eliminare, in tutto il mondo, ogni tipo di discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze;
- annullare ogni genere di violenza verso donne e bambine, tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica;
- abolire ogni pratica illegale come i matrimoni combinati, il fenomeno delle spose bambine e le mutilazioni genitali femminili;
- fare emergere il lavoro domestico non retribuito, offrendo un servizio pubblico e attivando politiche in grado di promuovere la condivisione delle responsabilità nelle famiglie;
- assicurare la presenza femminile e pari opportunità di leadership a tutti i livelli decisionali in ambito economico, politico e pubblico;
- garantire un accesso globale alla salute sessuale e ai diritti in ambito riproduttivo;
- attivare riforme in grado di garantire una parità di accesso alle risorse economiche, alla titolarità e al controllo della terra, alle risorse naturali e ad altre forme di proprietà;
- incentivare l’emancipazione delle donne tramite l’uso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione;
- promuovere legislazioni applicabili per l’avanzamento della parità di genere e l’emancipazione di tutte le donne e bambine a tutti i livelli.
Come si raggiunge la parità di genere?
Raggiungere la parità di genere è un obiettivo complesso che richiede sforzi sistematici in diverse aree della società. La legislazione nazionale e sovranazionale è essenziale, così come lo sono gli interventi umanitari in molte aree del mondo. Il cuore dell’uguaglianza di genere nasce però dall’educazione e quindi dalle scuole. Premesso che l’accesso all’educazione deve essere universale, fondamentale sarebbe attivare percorsi che includano il tema dell’uguaglianza e dei pari diritti nei programmi scolastici. È importantissimo parlare di questi argomenti ai bambini, che sono in grado di assorbire e fare propri temi anche apparentemente complessi.
Senza mai dimenticare che siamo noi adulti, con il nostro esempio, a trasmettere i concetti che i più piccoli porteranno con sé per tutta la loro vita. Più delle parole contano i comportamenti, e questo vale soprattutto in ambito familiare e sociale. Se un bambino vede che in casa è solo la mamma a darsi da fare per sbrigare tutte le attività domestiche, rinunciando a parti importanti della sua libertà e del proprio appagamento personale è chiaro che crescerà con l’idea che questo modello sia giusto, che la spartizione dei compiti casalinghi sia impari per dato di fatto.
Tutti i giorni nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa per contribuire al raggiungimento dell’uguaglianza di genere: promuovere una divisione equa delle responsabilità, senza seguire ruoli tradizionali basati sul genere, intervenire in modo costruttivo quando si notano stereotipi o pregiudizi legati al genere, sostenere politiche e candidati che promuovono dichiaratamente e concretamente l’uguaglianza di genere. Queste azioni non saranno rivoluzionarie nell’immediato ma passo dopo passo potranno contribuire a costruire una società migliore.