Un progetto di
The GROhW project
Le malattie cardiovascolari rimangono la più importante causa di morte nei paesi occidentali. In particolare, le cardiopatie congenite, che colpiscono circa 1 su 1000 nuovi nati in Europa, sono le maggiori cause di malattia valvolare. Molte cardiopatie congenite e acquisite possono necessitare di sostituzione valvolare. Tuttavia, nessuna delle protesi valvolari attualmente in commercio può essere considerato un sostituto valvolare ideale, in quanto manca della potenzialità di crescita, quindi non possono né crescere ne rigenerarsi col paziente. Inoltre, le cosiddette valvole “meccaniche” richiedono anticoagulazione, esponendo il paziente al rischio di emorragia o tromboembolismo, mentre le valvole “ biologiche”, cioè costruite con materiale biologico come il pericardio bovino (heterograft) o di provenienza da donazione da cadavere (homograft), in genere vanno incontro a degenerazione tissutale calcifica che porta frequentemente ad un reintervento chirurgico, soprattutto nel bambino e nel giovane adulto.
Un sostituto valvolare ideale dovrebbe avere ha la potenzialità di crescere anche quando impiantato in pazienti pediatrici. Attualmente, esistono tecniche di ingegneria tissutale in grado di “decellularizzare” una valvola cardiac estraendo cellule e DNA. Pertanto, potenzialmente tale valvola non può scatenare il rigetto d’organo. In termini più tecnici, queste valvole derivano da homografts (ovvero valvole cardiache prelevate da cadavere di donatore), che non sono criopreservate bensì fresche, e che vengono trattate chimicamente per sterilizzarle da virus e microorganismi potenzialmente patogeni, e successivamente vengono trattate chimicamente per eliminare il DNA e lasciare solamente l’impalcatura proteica della valvola, cioè il tessuto connettivo, la cosiddetta matrice valvolare.
Ad oggi sono utilizzati vari metodi che permettono di togliere il materiale genetico della valvola del soggetto donatore per renderla compatibile con i vari soggetti riceventi ma sono ancora molti gli aspetti da ottimizzare nel processo di pulizia della valvola dal materiale del donatore.
Questo progetto padovano è nato dalla collaborazione tra il Centro di Cardiochirurgia Pediatrica, il Centro di Patologia Cardiovascolare dell’Università di Padova e il Laboratorio di Cellule Staminali e Medicina Rigenerativa dell'Istituto di Ricerca Città della Speranza. In questo studio si è deciso di mettere a punto tecniche di decellularizzazione tissutale in modo da scoprire la migliore procedura chimica/biologica capace da un lato di mantenere la struttura valvolare il più possibile integra e dall'altro di “pulirla” dal materiale genetico del donatore, eliminando il problema del rigetto, soprattutto a lungo termine, delle valvole trapiantate. La messa a punto di tali valvole "pulite" ossia "decellularizzate" verrà effettuata su campioni utilizzati solo per ricerca, allo scopo di ottenere valvole pronte per l’uso nei bambini cardiopatici.
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